L’ipnosi non esiste, tutto è ipnosi!
Milton Erickson
L’ipnosi ericksoniana è una psicoterapia ideata dal medico e psichiatra Milton Erickson.
Per Erickson l’ipnosi doveva avere un approccio naturalistico e positivo; naturalistico perché si parte dall’assunto che la situazione che il paziente porta in terapia vada accettata senza tentare una ristrutturazione dal punto di vista psicologico e positivo perché sottolinea gli aspetti funzionali della persona ritendendo che ciò che serve per un cambiamento, dunque le risorse personali si trovino già nell’esperienza del soggetto.
Grazie all’utilizzo della trance ipnotica, queste risorse verranno estratte dall’inconscio della persona per essere pronte all’uso così come si estrae un oggetto utile dalla cassetta degli attrezzi.
Per dirla alla Erickson:
”La trance è quello stato in cui l’apprendimento e la disponibilità al mutamento hanno le maggiori probabilità di avere luogo.”
Si deve al maestro Erickson l’intuizione che gli stati di trance siano fenomeni quotidiani e frequenti nella quotidianità dell’essere umano, basta immaginarsi quando siamo completamente assorti e assorbiti dalla visione di un film, dalla lettura di un libro oppure quando arriviamo ad una meta conosciuta in automobile senza nemmeno accorgersi del percorso fatto per raggiungerla, solo per citare alcuni esempi.
Tutte le tecniche ipnotiche s’incentrano innanzitutto sul dirigere l’attenzione del paziente all’interno di se stesso.
Se nell’ipnosi tradizionale il rapporto terapeuta paziente era fortemente asimmetrico con un ipnotista direttivo e un soggetto passivo, nel metodo utilizzato da Erickson, il paziente ha con il terapeuta un rapporto di collaborazione e rispetto.
L’intervento terapeutico è continuamente modulabile e modificabile e l’ipnoterapeuta adeguerà la sua pratica alle caratteristiche uniche della persona, cucendola addosso a lui come fosse si farebbe con un abito sartoriale.
L’obiettivo sarà fare leva sulle capacità e strumenti che quello specifico soggetto ha dentro di se e che l’ipnosi contribuirà a sbloccare e a valorizzare.
“Nell’indurre una trance dovete chiedere al paziente di darvi tutta la sua attenzione. Non volete che conti le macchie sul muro; non volete che giocherelli con l’orologio e lo scuota per vedere se funziona ancora. Volete che vi dia tutta la sua attenzione e che ve la dia con tale intensità da non notare nient’altro. E mentre segue voi restringe il suo campo di consapevolezza visiva, restringe il suo campo di consapevolezza auditiva, e dirige il suo pensiero e le sue sensazioni all’interno di sé stesso.” – Milton H. Erickson
Il processo di induzione ipnotica nella pratica ericksoniana è lo strumento attraverso il quale il terapeuta induce l’ipnosi nel soggetto ed è il risultato dell’interazione tra di loro attraverso l’uso di modelli linguistici, rispecchiamento delle posture ed un uso adeguato della voce da parte dell’esperto.
Il terapeuta ascolta il paziente, ne analizza lo stile comunicativo, lo ricalca inducendo in lui uno stato di trance ipnotica del tutto naturale, che va a potenziare e a mobilitare le risorse della mente inconscia della persona.
L’ipnosi ericksoniana si basa sulla comprensione del problema nella forma portata dal paziente nel presente e sui sintomi con i quali viene rappresentato e che comportano i disagi maggiori al soggetto.
“E voglio che tu scelga un momento nel passato in cui eri una bambina piccola piccola. E la mia voce ti accompagnerà. E la mia voce si muterà in quelle dei tuoi genitori, dei tuoi vicini, dei tuoi amici, dei tuoi compagni di scuola e di giochi, dei tuoi maestri. E voglio che ti ritrovi seduta in classe, bambina piccolina che si sente felice di qualcosa, qualcosa avvenuto tanto tempo fa, qualcosa tanto tempo fa dimenticato.” – Milton H. Erickson
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Dott.ssa Laura Biasci – Psicologa e Psicoterapeuta
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